Language: italian
Pugliese, P. R., Ofm CAP "L'infinito giardino interiore. La mistica di Giovanni di Dalyatha e di Gregorio di Nissa". Editoria di Facoltà 03/2020. Pontificio Istituto Orientale & Valore Italiano.
ISBN 978-88-97789-81-9 | Pages: 224
L’ineffabile Presenza ha afferrato degli uomini e delle donne, che chiamiamo mistici. Alcuni di loro provano, come bimbi ancora infanti, a balbettare qualcosa sul Divino che li ha conquisi, e cantano l’ineffabilità, la tenebra, la folle immersione nell’ebbrezza e nell’amore che hanno sperimentato... Nel presente volume si indagano questi ambiti di esperienza e narrazione del Divino, attraverso una comparazione degli scritti di Gregorio di Nissa, Padre della Chiesa universale, e Giovanni di Dalyatha, un monaco siriaco vissuto in medio-oriente nell’VIII secolo.
«Non c’è cuore di uomo che non sia fontana di misteri nascosti nel grembo del Padre a meno che il suo viaggio sia stato bloccato dal fango delle passioni. Non c’è lingua di uomo che non proferisca le stupefacenti realtà di Dio e ne riveli i misteri nascosti, a meno che non ne sia impedita dal gelo del maligno. Non v’è anima che non possa portare il Cristo nel suo grembo, a meno che non si sia resa complice di violenza insieme con i suoi nemici, nella sua dissolutezza. Ma ecco la conversione ci rigenera a immagine di Dio, e rinnova tutto in noi: benedetto Colui che dona la conversione, che dona la risurrezione alla nostra morte» (Giovanni di Dalyatha, Om. XXV, § 10)
Paolo Raffaele Pugliese è un frate francescano cappuccino. Ha completato gli studi all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma ed è professore invitato all’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma. Ha trascorso circa dieci di anni in Turchia – dapprima a Efeso e poi ad Antiochia – durante i quali oltre al ministero pastorale con le piccole comunità locali, ha approfondito lo studio della lingua siriaca, si è dedicato al dialogo ecumenico e interreligioso, e ha potuto conoscere e visitare le vestigia delle antiche realtà monastiche dell’Anatolia, intessendo relazioni con i monasteri siriaci del Tur ‘Abdin.